Perché l'India ha tagliato internet al Kashmir

by Raffaele Angius — last modified Aug 22, 2019 01:31 AM
Lo stato di isolamento imposto a più di 12,5 milioni di persone rischia di causare importanti disagi al Paese, nel quale è diventato praticamente impossibile comunicare con l’esterno. Problemi per ospedali e farmacie

The article by Raffaele Angius was published in WIRED.IT on August 19, 2019. Gurshabad Grover was quoted.


Dopo dodici giorni di blocco totale delle telecomunicazioni, l’India ha concesso il parziale ripristino delle linee telefoniche del Kashmir. Il 5 agosto il governo centrale di Nuova Delhi aveva sospeso lo statuto speciale di cui gode la regione, schierando decine di migliaia di soldati, arrestando diversi rappresentanti politici e sospendendone le linee telefoniche e iltraffico internet.

La decisione, presa unilateralmente dal primo ministro indiano Narendra Modi, mira a rimuovere i privilegi sanciti dalla costituzione del Kashmir, che settant’anni fa crearono le basi per l’unione dei due Paesi. Principale obiettivo di Nuova Delhi è l’abrogazione della legge che vieta l’acquisto di proprietà immobiliari ai cittadini non kashmiri, che secondo Modi impedirebbe la piena integrazione dell’area – l’unica a maggioranza musulmana – con l’India.

Blackout nelle comunicazioni

Ma lo stato di isolamento imposto a più di 12,5 milioni di persone rischia di causare importanti disagi al Paese confinante con il Pakistan, nel quale è diventato praticamente impossibile comunicare con l’esterno e in cui le infrastrutture critiche che fanno affidamento a Internet vivono profondi disagi. Come nel caso di ospedali e farmacie, che utilizzano la rete per ordinare nuovi medicinali.

“Le reti per le telecomunicazioni sono infrastrutture critiche e stavolta [il loro blocco] ha avuto un impatto decisivo sul funzionamento del Kashmir”, ha spiegato a Wired Gurshabad Grover, funzionario del Center for Internet and Society di Bangalore: “Alcuni report indicano che le linee di comunicazione non sono accessibili neanche per ospedali e cliniche: il risultato è che il personale si sta arrangiando per soddisfare le esigenze sanitarie”.

“Il governo indiano ha un record di sospensione delle telecomunicazioni e dei servizi internet nel Kashmir: secondo i dati rilevati dallo strumento di monitoraggio della rete del Software Freedom Law Center, questa è la sessantesima volta che succede solamente quest’anno”, ha spiegato Grover via mail.

Ma stavolta l’operazione di isolamento dell’area è stata più incisiva, con un blocco totale “di internet, reti mobili, linee terrestri, posta e televisione via cavo”, giustificate con l’esigenza di contenere la diffusione di informazioni false e gli episodi di violenza, come hanno spiegato gli stessi rappresentanti del governo. “Ma impedire ai giornalisti di fare il proprio lavoro, al contrario, favorisce la diffusione di notizie false -, ha obiettato Grover -. Inoltre, numerosi studi mostrano come lo spegnimento dei canali di comunicazione renda il coordinamento delle proteste pacifiche molto più difficili, con il rischio di portare a episodi di violenza”.

Dopo che per quasi due settimane anche le forze dell’ordine hanno dovuto utilizzare i telefoni satellitari per comunicare, parte delle linee telefoniche del Kashmir sono state ripristinate. Una ragione potrebbe essere che proprio il blackout informativo ha creato ulteriori allarmismi, avendo di fatto impedito a milioni di persone di comunicare con i propri familiari. “Ora i social network sono pieni di post allarmati provenienti da cittadini kashmiri che vivono in altri posti”, osserva Grover. Ma le contromisure non si sono fatte attendere, con la richiesta a Twitter da parte del governo indiano di rimuovere decine di account che scrivono della crisi, tra cui quelli di giornalisti e attivisti.

La crisi

Apparentemente lontana dal suo epilogo, l’ennesima crisi del Kashmir è approdata sul tavolo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 16 agosto, per la prima volta dal 1971. In una riunione a porte chiuse, come riporta la Cnn, sono intervenuti anche i diplomatici di Pakistan – il Paese musulmano direttamente confinante con la regione e che da anni sostiene segretamente i gruppi paramilitari dell’area – e Cina, che hanno chiesto all’India di garantire una risoluzione del conflitto. Così come negli ultimi settant’anni, gli emissari di Nuova Delhi hanno replicato che il Kashmir è una questione domestica che non riguarda la diplomazia internazionale. E per assicurarsi che la situazione rimanga tale, sembra che l’unica strategia sia quella di sottoporre a isolamento più di dodici milioni di persone.

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